Nilo Pacenza - Consulente

Si potrebbe andare tutti allo zoo comunale / Vengo anch’io ? / No, tu no / Ma perchè ??? Perchè non hai il green pass.

Provo ad affrontare con ironia un tema molto complesso e delicato, che vorrei osservare da un punto di vista strettamente umano, personale.

Fino al 5 Agosto la mascherina è stata considerata uno strumento adeguato per proteggersi dal contagio soprattutto negli spazi chiusi. I media all’unisono (tranne rare eccezioni) ci hanno mostrato in qualsiasi formato l’utilità dei dispositivi di protezione come arma “indiscutibile” di protezione dal contagio.

L’ opera di convincimento è stata così potente da farci assistere a scene di guidatori solitari chiusi ermeticamente nelle proprie automobili con mascherina sigillata sulla bocca, un comportamento che possiamo tranquillamente associare alla psicopatologia, e che (spero) troveremo nei manuali di socio-psicologia nei prossimi anni.

Per mesi abbiamo vissuto l’incubo dell’Italia a Colori, agognando il passaggio da una zona all’altra come la nuova Liberazione. Non ho gli strumenti per discutere l’efficacia o meno di tale sistema, ma se questo è servito a contenere la diffusione del virus in assenza di una terapia adeguata e di un vaccino da buoni cittadini non possiamo fare altro che adeguarci, riservandoci solo il diritto di osservare che il nostro modello di prevenzione non è l’unico al mondo e non è per forza quello più efficace.

Da questa primavera (con colpevole ritardo da parte dell’Unione Europea) abbiamo a disposizione un vaccino che sembra proteggere non tanto dal contagio ma dalle conseguenze gravi del virus. Quindi siamo più forti di prima, più protetti, e siamo arrivati in Italia a una copertura vaccinale del 60%. Un dato impressionante, se consideriamo come fisiologico un 10/15% di popolazione che per svariate ragioni non sarà comunque vaccinata (questo non lo dico io sia ben chiaro, ma i famosi “esperti”).

Siamo più forti di prima, più protetti, più al sicuro. Quindi se fino a maggio potevamo entrare in qualsiasi luogo pubblico con una mascherina ad eccezione dei viaggi all’estero, senza essere vaccinati, perchè oggi con una campagna vaccinale a pieno regime, è necessario un green pass per fare le stesse cose che prima si potevano fare senza ?

In aggiunta si richiede un green pass per accedere a luoghi pubblici dove comunque bisogna mantenere indossata la mascherina per proteggersi dal contagio, esattamente come abbiamo fatto negli ultimi 18 mesi.

Non posso fare analisi scientifiche, non ne ho i titoli (e mi sarebbe piaciuto in questi mesi che tanti astri nascenti della Tv avessero mantenuto lo stesso approccio), ma come cittadino ho il diritto di cercare una ratio nei provvedimenti ai quali devo adeguare la mia quotidianeità.

Escludo da questo approfondimento qualunque interesse personale: sono vaccinato dal 26 Maggio 2021 e possiedo la fatidica tessera verde già da due mesi.

Per trovare risposte cercherò di seguire la traccia dell’ultima conferenza di Mario Draghi in cui viene annunciata l’introduzione del green pass

“Il green pass non è un arbitrio, ma una condizione per tenere aperte le attività economiche. Invito tutti gli italiani a vaccinarsi e a farlo subito”

In quale misura il green pass è una condizione per tenere aperte le attività economiche ? Le attività economiche sono aperte nella maggior parte dei casi da Aprile del 2021, quando la campagna vaccinale aveva appena preso ritmo. Alcune attività sono rimaste escluse dalla riapertura, e lo sono tutt’ora (es. discoteche). I supermercati non hanno mai chiuso, e non saranno oggetto del provvedimento (non per ora). Su questo aspetto chiedo a chi ne ha i mezzi di trovarmi il collegamento, perchè io che sono limitato non ci arrivo.

Gli appelli a non vaccinarsi sono inviti a morire, oppure a far morire: non ti vaccini, contagi, muori, o fai contagiare e fai morire. Senza vaccinazione si deve chiudere tutto, di nuovo”

Gli appelli a non vaccinarsi possono essere considerati sbagliati, ma in una democrazia restano legittimi. Non possono essere etichettati come “inviti a morire”. È una dichiarazione gravissima, e viene posta alla base dell’impianto che giustifica l’adozione del green pass.

Ma andiamo sul secondo punto: “non ti vaccini, contagi o muori, o fai contagiare e fai morire”. Questa affermazione è più grave di quella precedente. Innanzitutto il contagio non significa malattia, ne tantomeno morte (Andatevi a guardare i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sicuramente non una banda di no-vax).

“Senza vaccinazione si deve chiudere tutto, di nuovo” Quindi le aperture non sono legate più all’ospedalizzazione, al numero di casi attivi, alle varianti, ma l’unico parametro è la vaccinazione. Questo sconfessa tutta la strategia adottata dall’inizio della pandemia fino ad oggi. Siamo stati senza vaccino per 18 mesi. In quei 18 mesi abbiamo lavorato e aperto (a fasi alterne) in base all’andamento dell’epidemia. Adesso che Siamo più forti di prima, più protetti, più al sicuro, grazie al vaccino e alla campagna vaccinale, cosa è cambiato nei criteri di valutazione del governo ?

“Il green pass è una misura che dà serenità, grazie alla quale gli italiani potranno divertirsi, andare a ristorante, partecipare a spettacoli all’aperto e al chiuso con la garanzia di ritrovarsi con persone che non sono contagiose”

Questa è l’affermazione più grave di tutte. Il green pass non certifica nessuna non contagiosità, perchè come dimostrano i dati ufficiali, si può essere positivi sia se vaccinati con doppia dose, sia con una singola. Forse abbiamo una sicurezza in più con chi effettua un tampone (anche se potrebbe sviluppare il virus il giorno dopo il tampone).

In un ambiente al chiuso o durante un evento pubblico, non esiste il rischio zero, se ci riferiamo al rischio del contagio. A maggior ragione non esiste in un luogo pubblico maggiore sicurezza in presenza di 1000 persone con green pass (magari tutti vaccinati) che potrebbero essere tranquillamente 1000 potenziali positivi asintomatici. L’ errore alla base di tutto ciò (secondo un mio modestissimo parere) è proprio assumere il concetto secondo il quale il contagio è uguale alla malattia.

Se vogliamo combattere il rischio di malattia, lo stiamo già facendo. Con una campagna vaccinale che presto raggiungerà la soglia del 70% della popolazione, proteggendo le fasce più deboli e a rischio di conseguenze gravi in caso di infezione (ancora una volta vedasi i dati dell’Istituto Superiore di Sanità), mantenendo le attenzioni minime che sono necessarie in presenza di una epidemia, non sono riuscito a comprendere la ratio dell’adozione del green pass.

A questa breve e insufficiente analisi (mi perdoneranno gli ideologi provax o novax) aggiungo solo una considerazione di carattere sociale. Nella storia dividere le persone in categorie, e porre limiti alla libertà personale più o meno importanti è stato un esercizio il più delle volte finito male, a volte malissimo. Non voglio contestare il fatto che ci siano misure che a volte possono ritenersi necessari per un interesse superiore. Ma questo tipo di scelte devono passare per una discussione seria in un parlamento che ha la funzione di rappresentare la completezza e la diversità di opinioni. La leggerezza con cui oggi si parla di obblighi, limitazioni alla libertà, licenziamenti e demansionamenti a chi non si vaccina, vagoni separati mi terrorizza letteralmente e mi angoscia.

E su tutto questo la vita e la morte, come se questi due elementi fossero solo legati a un meccanismo biologico, lasciando in soffitta secoli di filosofia e conoscenza, dimenticando che essere umano significa avere coscienza di una dimensione personale che supera (e di molto) i propri confini fisici.

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